Silvia Gallerano in
LA MERDA
di Cristian Ceresoli
TEATRO DI FIESOLE, Autunno Fiesolano
Una produzione Frida Kahlo Productions (Milano)
con Produzioni Fuorivia (Torino) Richard Jordan Productions (London)
in collaborazione con Summerhall (Edinburgh) e Teatro Valle Occupato (Roma)
direttore tecnico Giorgio Gagliano
Lo Spettacolo
Dopo aver vinto l’oscar del teatro europeo e registrato un enorme successo di pubblico e critica in tutto il mondo (dall’Europa al Brasile, dall’Australia al Nord America) a oltre 700 repliche dal suo debutto, il poetico flusso di coscienza sulla condizione umana – il fenomeno che ha da tempo rotto i confini del teatro e viene accolto quasi fosse un concerto rock – torna alla sua dimensione live tour, sia nelle grandi città che nelle sperdute periferie e province. 10 anni sono senz’altro un compleanno da festeggiare.
Lo “straordinario, brutale, disturbante e umano” (The Times) testo sulla condizione umana di Cristian Ceresoli che gli è valso il Fringe First Award for Writing Excellence per la scrittura, è stato tradotto, oltre che in inglese, in greco, danese, ceco, spagnolo, gallego, portoghese brasiliano, norvegese, svedese e francese, mentre è in corso di traduzione in numerose altre lingue. Viene pubblicato in edizione bilingue Italiano–Inglese dalla Oberon Books di Londra nel 2012 e nel 2017 in Italia da Gallucci HD.
L’interpretazione “straordinaria, sublime e da strapparti la pelle di dosso” (The Guardian) di Silvia Gallerano viene accolta da dieci anni da commosse ovazioni. La Gallerano, che interpreta La Merda sia in inglese che italiano, è la prima attrice italiana a vincere il The Stage Award for Acting Excellence.
La Merda si manifesta come uno stream of consciousness dove, in poesia, si scatena la bulimica e rivoltante confidenza pubblica di una “giovane” donna “brutta” che tenta con ostinazione, resistenza e coraggio di aprirsi un varco nella società delle Cosce e delle Libertà.
La Merda ha come spinta propulsiva il disperato tentativo di districarsi da un pantano o fango, ultimi prodotti di quel genocidio culturale di cui scrisse e parlò Pier Paolo Pasolini all’affacciarsi della società dei consumi. Quel totalitarismo, secondo Pasolini, ancor più duro di quello fascista poiché capace di annientarci con dolcezza.