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Produzioni Fuorivia
presenta

CHISCIOTTE E GLI INVINCIBILI
di Erri De Luca
con Erri De Luca, Gianmaria Testa
e Gabriele Mirabassi

luci Andrea Violato
fonica Claudio Viberti

coordinamento Paola Farinetti
PRODUZIONI FUORIVIA


Senza “Attraverso”, il progetto speciale con Erri De Luca, Mario Brunello, Gabriele Mirabassi, Marco Paolini e Gianmaria Testa, probabilmente non ci sarebbe mai stato “Chisciotte e gli invincibili” e senza uno spettacolo fatto per beneficenza, al Teatro Olimpico di Vicenza, con Gianmaria Testa, Marco Paolini e Mario Brunello, probabilmente non ci sarebbe stato “Attraverso”. Questo per dire come molte cose siano legate l’una all’altra come anelli di una collana preziosa. Questo, per dire, soprattutto, come un gruppo di amicizia e di lavoro, possa dar vita, col tempo a cose diverse ma parenti.
Erri, uno scrittore solitario, sul palco si è trovato bene. Così dice lui. Si è trovato bene perché la compagnia era bella. E sono sempre parole sue. Al punto che un giorno ci chiama e dice: “Ho scritto una cosa per Gianmaria e per me, una cantata a due voci”.
Così è nato Chisciotte e gli invincibili, le “due voci” sono diventate tre (con l’aggiunta di Gabriele Mirabassi), ed è restata famosa la prima assoluta in una cucina, intorno al tavolo, chitarra, formaggio, pane e vino.
Ci siamo subito detti che era importante riuscire a portare anche in palcoscenico quello stesso clima, piccolo e intenso, della cucina. Ci abbiamo provato, speriamo di esserci riusciti. Anche in scena, dunque, ci sarà un grosso tavolo di legno. Anche in scena ci sarà il vino.
Il nostro Chisciotte è una specie di omaggio ai sognatori che non si arrendono, a quelli che si fanno coinvolgere, che non sono mai spettatori passivi di quanto accade. A quei seguaci delle cause perse che proprio in quanto tali sono in fin dei conti invincibili. Invincibili, si dice nello spettacolo, sono i migratori, quelli “che attraversano il mondo a piedi per raggiungerci e che non si fanno fermare da nessun campo di prigionia, da nessuna espulsione perché chi va a piedi non può essere fermato”. Invincibili sono gli innamorati, sono i prigionieri, sono i suicidi. Invincibile -dice Erri- “non è chi sempre vince, ma chi mai si fa sbaragliare dalle sconfitte, chi mai rinuncia a battersi di nuovo”.
Lo spettacolo si articola in un prologo, tre quadri (amore, guerra, prigionia) e un intermezzo ed è uno strano miscuglio di musica e parole. Erri ci accompagna e ci guida nell’esplorazione, Gianmaria dà voce a grandi poeti e Gabriele disegna note musicali col suo clarino.
La particolarità sta nel fatto che in questo spettacolo alcune poesie di grandi poeti (Hikmet, Sarajlic, Brecht, dello stesso De Luca) vengono cantate, quasi a restituire alla poesia quell’aspetto popolare, quello spirito militante e incisivo che forse, nelle torri d’avorio della storia abbiamo dimenticato. “A Sarajevo -dice Erri- la gente conosce a memoria le poesie come noi conosciamo le strofe di Orietta Berti. Tra i popoli slavi, la poesia è una parola importante”. E ancora: “la poesia è il formato di combattimento della letteratura”
Lo spirito dello spettacolo sta tutto qui.

Alonso Chisciano, in arte Chisciotte, intorno alla cinquantina si mette per strada alla missione di contrastare ingiustizie, riparare torti. E’ finita da tempo l’epoca della cavalleria errante, ma lui non si arrende all’evidenza d’essere arrivato ultimo e a tempo scaduto.
Chisciotte non si arrende all’evidenza. Viene battuto, sconfitto, rovesciato e però non smette di riprovare ancora. Lui che non ha mai la meglio sui giganti che incontra, è l’invincibile. Chi sconfitto sempre, mai rinuncia a battersi di nuovo è invincibile.
Forti di questa convinzione siamo andati a cercare tracce di Chisciotte nella vita e nei libri che abbiamo conosciuto. Di lui troviamo avventure in storie di amore, di guerra e di prigionia.
Ne caviamo musiche per accompagnare le parole che affidarono alla sola voce. Sopra una tavola di legno robusto battiamo nocche, appoggiamo gomiti e chitarre per una ballata in suo onore.
La nostra qualità è mista: un soffiatore di clarinetto chiamato in concerti per il vasto mondo, un fabbro di canzoni dalla voce di vento in una grotta, uno che scrive storie improvvisamente ricordate. Gabriele Mirabassi, Gianmaria Testa, Erri De Luca, un trio che chiama alla sua tavola Chisciotte l’invincibile, che probabilmente se ne sta seduto nel buio della sala. Perché in ogni sera e in ogni piazza ce n’è uno e non è detto che sia di genere maschile. Bussiamo alla sua ombra perché si affacci ancora sul suo quadrupede asmatico a intimare la resa ai prepotenti. Sul palco c’è una sedia per lui.


Erri De Luca, Gianmaria Testa, Gabriele Mirabassi.

 

CURRICULA ARTISTI

Erri De Luca

È nato a Napoli nel 1950 e attualmente vive a Roma. Prima di diventare giornalista, scrittore e traduttore dall'ebraico, ha fatto il muratore, l'operaio e lo scaricatore all'aeroporto di Catania. Negli anni Settanta era un dirigente di Lotta Continua, a Roma. Dopo lo scioglimento dell'organizzazione, nel 1977, ha scelto di stare dalla 'stessa parte di allora' e diventare operaio.
La passione per i libri e per la scrittura è nata con lui, ragazzino difficile e introverso. Leggeva i libri della biblioteca del padre Aldo, un grossista di pomodori appassionato della storia dei papi, della II Guerra Mondiale e dei campi di sterminio. E buttava giù storie di cui generalmente si sbarazzava.
L'incontro con l'ebraico antico è stato invece casuale. Un giorno mentre si stava preparando a partire per l'Africa come volontario, ha afferrato distrattamente l'unico libro che aveva sul comodino. Era la Bibbia. Ha trovato dei racconti bellissimi che lo hanno convinto a imparare la lingua , per capirla dall'originale.
Ha pubblicato i romanzi Non ora, non qui (1989), Una nuvola come tappeto (1991), Aceto, Arcobaleno (1992) sui suoi compagni di lotta negli anni della rabbia, Tu, mio (1998), Tre cavalli (1999), Montedidio (2001) e il recente Il contrario di uno (2003). De Luca scrive utilizzando la struttura del romanzo breve o racconto lungo. La sua è una lingua semplice e dura, di una semplicità ricercata e letterariamente raggiunta attraverso il sentimento, senza ammiccamenti. Perfetta. "Una lingua tutta scontata nel corpo, in cui i pensieri non sono che gli sforzi dei muscoli facciali e i sentimenti l'intensità del respiro". Ha tradotto alcuni libri dell'Antico Testamento: Esodo/Nomi (1994), Giona/Iona (1995), Kohélet/Ecclesiaste (1996), Il libro di Ruth (1999).
Ha curato per l'Avvenire una rubrica 'Voci', sistemata proprio sotto la testata del giornale cattolico. Ogni giorno, per diversi anni, ha appuntato i suoi pensieri tratti per lo più dalle cose che gli sono capitate. Poi ha aggiunto 'in proporzione sabbatica', uno su sette, pensieri sui versi delle sacre scritture. Poi, tutti quanti i pezzi riuniti hanno dato forma al libro Alzaia (1997). Attualmente collabora al Corriere della Sera e al Manifesto, come opinionista.

Gianmaria Testa

Gianmaria Testa, classe 1958, è italiano, italianissimo, vive e lavora nelle Langhe, in Piemonte, eppure c’è voluta la Francia per scoprirlo. Da quando ha mandato al Festival di Recanati la sua cassetta registrata chitarra e voce, vincendone il primo premio una prima volta nel ’93 e poi di nuovo nel ’94, sono passate un bel po’ di cose: sei dischi -Montgolfières (1995), Extra-Muros (1996), Lampo (1999), Il valzer di un giorno (2000), Altre Latitudini (2003) e l’ultimo Da questa parte del mare (2006)-, più di 1000 concerti in Francia, Italia, Germania, Austria, Belgio, Olanda, Canada, Stati Uniti, Portagallo, quattro serate tutte esaurite all’Olympia e una lunga teoria di articoli omaggianti sui giornali (“Le Monde” in testa).
Una carriera che si è costruita passo a passo, senza compromessi, con pochissime apparizioni Tv o passaggi radiofonici e nessun tipo di pubblicità. La sua vera forza è stata ed è ancora il passaparola. Chi va ad un suo concerto non riesce a dimenticarlo: l’emozione nasce palpabile e si divide tra tutti; Gianmaria scherza coi suoi musicisti ed è naturalmente comunicativo; i testi sono belli, sono semplici, sono piccole poesie che parlano della vita e che vivono anche al di là della musica; e lei, la musica, insieme ad una voce che si muove tra rauche asprezze e teneri velluti, i testi li trasporta, li puntualizza, li sottolinea.
Perché le cose cominciassero a cambiare anche in Italia c’è voluto -paradossalmente- Il Valzer di un giorno, quarto disco della sua carriera e il primo di produzione totalmente italiana, che è forse il suo lavoro più ‘difficile’: canzoni riportate alla loro forma più nuda ed essenziale, due chitarre e voce soltanto. Ad oggi, questo disco, ha superato le 100.000 copie.
Moltissime le collaborazioni con altri musicisti italiani del jazz e del folk: da Gabriele Mirabassi e Enzo Pietropaoli a Paolo Fresu; da Rita Marcotulli a Riccardo Tesi; da Enrico Rava (insieme al quale ha presentato con grande successo per Fuorivia Guarda che luna!, spettacolo dedicato alla figura di Fred Buscaglione che ha visti protagonisti, oltre a loro, la Banda Osiris, Stefano Bollani, Enzo Pietropaoli e Piero Ponzo) a Battista Lena per il quale ha fatto la voce recitante e ha cantato nel suo ultimo lavoro discografico (I cosmonauti russi), fino ad uno scrittore come Erri De Luca, insieme al quale ha dato vita a Chisciotte e gli invincibili, fortunato spettacolo che, dopo 3 stagioni in Italia, si appresta a cominciare la sua prima tournée in Francia (marzo 2008) o ad attori come Paolo Rossi (Rossintesta) e Marco Paolini (Attraverso).
Il 13 ottobre 2006 è uscito il suo nuovo lavoro discografico, Da questa parte del mare, un concept album totalmente dedicato al tema delle migrazioni moderne, una riflessione poetica, e senza demagogia sugli enormi movimenti di popoli che attraversano questi nostri anni. Sulle ragioni, dure, del partire, sulla decisione, sofferta, di attraversare deserti e mari, sul significato di parole come “terra” o “patria” e sul senso di sradicamento e di smarrimento che lo spostarsi porta sempre con sé. Prodotto da Paola Farinetti per Produzioni Fuorivia, ha la direzione artistica di Greg Cohen. Da segnalare la presenza di Bill Frisell accanto a quella dei musicisti che da sempre collaborano con Gianmaria: Gabriele Mirabassi, Paolo Fresu, Enzo Pietropaoli, Philippe Garcia, Luciano Biondini, Claudio Dadone, Piero Ponzo.
Dopo una presentazione a Parigi (L’Européen), il nuovo disco è stato presentato anche in Italia, in Germania e Austria, in Olanda e Canada. Prossimamente sarà presentato anche negli Stati Uniti.

Gabirele Mirabassi

E’ uno dei massimi virtuosi odierni del clarinetto a livello internazionale.
Dopo il diploma, conseguito col massimo dei voti e lode, la sua formazione musicale per i primi anni ha riguardato le tecniche esecutive peculiari della musica contemporanea.
Parallelamente ha cominciato a lavorare professionalmente in ambito jazzistico, attività che, a partire dall'incisione di Coloriage (1991), in duo col fisarmonicista Richard Galliano, è diventata mano a mano sempre più consistente fino a diventare esclusiva. In duo con Stefano Battaglia incide Fiabe, con Sergio Assad Velho Retrato e firma Cambaluc, dove il quartetto di clarinetti namaste è affiancato da vari ospiti tra i quali lo stesso Galliano, Riccardo Tesi e il fratello Giovanni.
Nel 1996 vince il Top Jazz nella categoria "miglior nuovo talento".
Nel 2000 a "Umbria Jazz” presenta insieme a Luciano Biondini, Michel Godard e Francesco D'Auria il progetto Lo Stortino che riceve consensi di critica e di pubblico sia in Italia che all'estero. Nel progetto si rileva una particolare attenzione alle variegate architetture compositive che attingono soprattutto alla tradizione popolare e alla musica colta europea, ponendo le basi per quella linea di ricerca che animerà gran parte dei lavori che seguiranno.
Tra i dischi successivi si segnalano 1 a 0 (Egea), lavoro incentrato sullo choro brasiliano, Latakia Blend con Luciano Biondini e Michel Godard (Enja), Fuori le mura (Egea) in duo con Luciano Biondini e New Old Age, con John Taylor e Steve Swallow.
Ai primi di ottobre 2003 Gabriele Mirabassi e Guinga, straordinario chitarrista, compositore e cantante brasiliano, hanno inciso il loro primo disco in duo,”Graffiando vento”, presentato in occasione di Umbria Jazz Summer 2004 e definito nello stesso anno dalla Folha de Sao Paulo “miglio disco di musica strumentale brasiliana dell’anno”.

Le collaborazioni sono numerosissime, ed estremamente eterogenee sul piano degli stili e dei linguaggi, molte sono documentate discograficamente (Rabih Abou Khalil, Mina, John Cage, Ivano Fossati, Battista Lena, Riccardo Zegna, Enrico Pieranunzi, Roberto Gatto, Cristina Zavalloni, Trio madeira-brasil, Istituzione Sinfonica Abruzzese, Marco Paolini, Mario Brunello, Orchestra d’archi italiana), solo per citarne alcune.

Negli ultimi anni Mirabassi ha ampliato notevolmente il suo panorama di collaborazioni, sapendo allargarsi con coraggio ad altri ambiti di spettacolo: oltre alla, ormai stabile collaborazione con Gianmaria Testa, ricordiamo quella con lo scrittore Erri De Luca (insieme al quale ha dato vita allo spettacolo “Chisciotte e gli invincibili”), quella con la cantante Barbara Casini e Monica Demuru (in trio, hanno realizzato lo spettacolo/concerto, a metà tra musica e teatro, “Costruzione”, dedicato alla figura di Chico Buarque).

L’ultima fatica è “Canto di ebano”, in corso di pubblicazione, omaggio allo straordinario legno africano e alle appassionate mani (italiane) che lo trasformano in clarinetto.